La Biblioteca Comunale “Pietro De Nava” di Reggio è, tra le istituzioni similari calabresi, quella con maggiore “anzianità” di servizio.
Essa fu istituita, infatti, con D. R. del 31 marzo 1818 con la denominazione di Regia Biblioteca Ferdinandiana.
Tale titolo fu un riconoscente omaggio al sovrano Ferdinando di Borbone che, dopo la seconda restaurazione, aveva accolto le richieste del Sindaco e del “Decurionato” (era la denominazione che nel periodico borbonico stava ad indicare l’attuale Consiglio comunale) reggino.
Il primo nucleo di libri della “Ferdinandiana”, alcune centinaia, provenienti in gran parte dalla settecentesca biblioteca privata dell’abate Antonio Spizzicagigli e dalla collezione personale dell’Arcivescovo Alessandro Tommasini, furono sistemati nei locali messi a disposizione della Curia reggina. Il primo bibliotecario fu il canonico Damaso Pugliatti. Nel 1928, dopo tante vicissitudini e diversi cambi di sede, la Comunale fu trasferita presso la villetta-biblioteca “Pietro De Nava”, costruita nel 1917 e donata alla città da Giuseppe De Nava, più volte ministro nel periodo pre-fascista. In questi stessi locali sono collocate, dopo il restauro della “villetta”, oltre al Fondo delle Cinquecentine (Sala Morisani), alcune donazioni quali la “De Nava”, la “Sala Corrado Alvaro” e la “Sala Gennaro Giuffrè”. Nella costruzione attigua, sede ufficiale della Biblioteca fin dal 1958, funziona dopo la ristrutturazione (durata più di un lustro) il servizio bibliotecario.
Oggi la “De Nava”, a distanza di quasi due secoli dalla sua istituzione, può definirsi una biblioteca storica di conservazione, con prevalente e tradizionale indirizzo umanistico, ma anche struttura moderna di cultura generale. Il fondo pergamenaceo, quanto mai pregevole, comprende 147 pergamene: capitoli, lettere, privilegi concessi dai vari sovrani, diplomi di laurea e bolle pontificie. Il documento più antico risale al 25 novembre 1285. La “Sezione manoscritti e libri antichi” comprende 15 “Incunaboli”, 582 Cinquecentine (le opere sono state censite ed il catalogo è in corso di pubblicazione da parte del Ministero dei BB.CC.), 974 tomi del ‘600 e 3.793 del ‘700, 45 manoscritti.
A parte la fornitissima “Sezione Calabria” e il prestigioso “Fondo Sandicchi”, vi sono importanti donazioni (oltre quelle già citate di “Corrado Alvaro”, “De Nava” e “Giuffrè”); quella del “Prof. Domenico De Giorgio”, del “Dott. Domenico Iaria”, del “Prof. Mezzatesta”, dell’ “On. Antonio Priolo”, di “Vittorio Visalli”, ecc. Complessivamente il patrimonio bibliografico conta 115.000 opere, mentre quello emerografico 424 raccolte.
Essa fu istituita, infatti, con D. R. del 31 marzo 1818 con la denominazione di Regia Biblioteca Ferdinandiana.
Tale titolo fu un riconoscente omaggio al sovrano Ferdinando di Borbone che, dopo la seconda restaurazione, aveva accolto le richieste del Sindaco e del “Decurionato” (era la denominazione che nel periodico borbonico stava ad indicare l’attuale Consiglio comunale) reggino.
Il primo nucleo di libri della “Ferdinandiana”, alcune centinaia, provenienti in gran parte dalla settecentesca biblioteca privata dell’abate Antonio Spizzicagigli e dalla collezione personale dell’Arcivescovo Alessandro Tommasini, furono sistemati nei locali messi a disposizione della Curia reggina. Il primo bibliotecario fu il canonico Damaso Pugliatti. Nel 1928, dopo tante vicissitudini e diversi cambi di sede, la Comunale fu trasferita presso la villetta-biblioteca “Pietro De Nava”, costruita nel 1917 e donata alla città da Giuseppe De Nava, più volte ministro nel periodo pre-fascista. In questi stessi locali sono collocate, dopo il restauro della “villetta”, oltre al Fondo delle Cinquecentine (Sala Morisani), alcune donazioni quali la “De Nava”, la “Sala Corrado Alvaro” e la “Sala Gennaro Giuffrè”. Nella costruzione attigua, sede ufficiale della Biblioteca fin dal 1958, funziona dopo la ristrutturazione (durata più di un lustro) il servizio bibliotecario.
Oggi la “De Nava”, a distanza di quasi due secoli dalla sua istituzione, può definirsi una biblioteca storica di conservazione, con prevalente e tradizionale indirizzo umanistico, ma anche struttura moderna di cultura generale. Il fondo pergamenaceo, quanto mai pregevole, comprende 147 pergamene: capitoli, lettere, privilegi concessi dai vari sovrani, diplomi di laurea e bolle pontificie. Il documento più antico risale al 25 novembre 1285. La “Sezione manoscritti e libri antichi” comprende 15 “Incunaboli”, 582 Cinquecentine (le opere sono state censite ed il catalogo è in corso di pubblicazione da parte del Ministero dei BB.CC.), 974 tomi del ‘600 e 3.793 del ‘700, 45 manoscritti.
A parte la fornitissima “Sezione Calabria” e il prestigioso “Fondo Sandicchi”, vi sono importanti donazioni (oltre quelle già citate di “Corrado Alvaro”, “De Nava” e “Giuffrè”); quella del “Prof. Domenico De Giorgio”, del “Dott. Domenico Iaria”, del “Prof. Mezzatesta”, dell’ “On. Antonio Priolo”, di “Vittorio Visalli”, ecc. Complessivamente il patrimonio bibliografico conta 115.000 opere, mentre quello emerografico 424 raccolte.